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Arrampicata Sugli Specchi

L’arrampicata sugli specchi.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) ha comunicato che nell’adunanza del 2 ottobre 2023, l’Autorità ha esaminato la segnalazione del 14 dicembre 2022 dello Sna riguardante l’Accordo Dati sottoscritto da Generali Italia Spa con i propri Gruppi Aziendali. L’Autorità ha valutato i fatti denunciati e ha riscontrato che “in relazione agli stessi non risultano emergere elementi di fatto e di diritto sufficienti a giustificare ulteriori accertamenti ai sensi della legge 10 ottobre 1990, n. 287 o degli artt. 101 e 102 del TFUE.”
Questa la nota comparsa qualche settimana fa su Snachannel nel merito del ricorso SNA nei confronti dei Gruppi Agenti delle Generali Italia spa.
Il Presidente Demozzi interpreta a suo modo questa decisione dell’Antitrust nonché l’ennesima debacle dello SNA in un procedimento amministrativo. Lo fa con la più classica “arrampicata sugli specchi”.
Demozzi sostiene infatti che non è che si sia perso il ricorso, ma più semplicemente lo SNA non ha fornito prove sufficienti a dimostrare l’anti-concorrenzialità dell’Accordo-Dati Generali e che per tutti gli altri aspetti va naturalmente valutato dal punto di vista del diritto civile, privacy e dell’interesse anche economico delle parti firmatarie: compagnie, Gruppi Agenti e singoli agenti (!?).
Non è la prima volta che il Presidente Sna tira in ballo teorie bizzarre, egli sembra partire dall’assunto per cui in un ricorso amministrativo e/o giudiziario promosso dallo SNA, il Giudicante non può prescindere dal valutare innanzitutto elementi essenziali quali il prestigio del Sindacato, il fascino e la parola del suo Presidente e più in generale le indiscusse ed indiscutibili opinioni dello stesso Sindacato.
Sembra quasi che per il Demozzi risulti inaccettabile mettere in subordine i presupposti di cui sopra, rispetto al principio giuridico di cui all’art. 2697 del codice civile per cui “l’onere di provare un fatto ricade su colui che invoca proprio quel fatto a sostegno della tesi (onus probandi incumbit ei qui dicit): chi vuol fa valere in giudizio un diritto deve quindi dimostrare i fatti costitutivi, che ne hanno determinato l’origine”.
L’Antitrust ha specificato non emergere elementi di fatto e di diritto sufficienti a giustificare ulteriori accertamenti ai sensi della legge 10 ottobre 1990, n. 287 o degli artt. 101 e 102 del TFUE. Ciò significa che
 il ricorso non è stato accolto perché nei fatti non v’è fondamento minimo, perché in punta di diritto non v’è fondamento minimo. E’ quindi un ricorso infondato ed è questa la lettura da darsi, l’unica peraltro, per assurdo anche migliore di quella autolesionistica con la quale il Presidente SNA tenta di giustificarsi. Il Demozzi sembra oramai incarnare la più negativa versione del politico di turno che, sconfitto alle elezioni, dichiara: “Non è che abbiamo perso, non abbiamo vinto !”
Gentili lettori vi assicuriamo che non c’è alcuna forma di accanimento da parte nostra nei confronti dello SNA, ma è difficile non commentare le stravaganti uscite di un Presidente che rappresenta un’Associazione storica, specialmente alla luce di questo inspiegabile appiattimento di tutti su tutto quel che dice.
Se fossimo agenti (e che ci crediate o meno, ci immedesimiamo molto in questa categoria fatta di brave persone che assistiamo oramai da 28 anni !), non riusciremmo a tollerare silenti esternazioni di questo tipo.
Ci accontentiamo del fatto che anche seguito dei nostri articoli, quando il Demozzi in uno dei 
suoi prossimi comizi autoreferenziali tirerà fuori queste argomentazioni, raccolga dalla platea qualche applauso in meno e qualche consapevolezza in più rispetto a quel che dice.
Sarebbe un risultato più che soddisfacente rispetto a questo totale ed indecifrabile stato di accondiscendenza che si è venuto a creare attorno alla sua persona.
P.S.: sull’accordo dati delle Generali Italia, tra l’altro, avremo modo di fare una bella disamina nelle prossime puntate. Stay tuned.