Il Fondo Pensione Agenti di Assicurazione: Le conclusioni.
Chiudiamo l’analisi sul Fondo Pensione Agenti. Abbiamo intanto acclarato che lo SNA è in buona parte responsabile del disastro Fonage, che si è sottratto al confronto con il Commissario nel momento cruciale in quanto non si è espresso in alcun modo sulla seconda ipotesi di risanamento, cha ha atteso che si compisse il piano “lacrime e sangue” e soprattutto ha ripreso la gestione ordinaria in una situazione più vantaggiosa.
Vi possono raccontare un po’ quello che vogliono, ma questa è la cronistoria che emerge dai documenti ufficiali.
Ciò detto, proviamo adesso a fare delle considerazioni, anche provocatorie se vogliamo. Partiamo quindi dalla prima proposta del Commissario formulata sulla base di quel famoso contributo dell’ANIA di 20 milioni di euro (estendibile a 25) e dell’ulteriore contributo annuo di 100 euro per ogni singola prestazione. La richiesta dell’Ania era la semplice rinuncia alla prestazione definita.
Su quella prima ipotesi, Martinetto scrive: “lo SNA si dichiarava disponibile ad approvare un Piano di riequilibrio che prevedesse sacrifici in capo sia agli iscritti sia ai pensionati, ma a condizione che non venisse modificato il regime del Fondo a prestazione definita, stante il modesto contributo offerto dalle Imprese, ritenuto non adeguato a limitare i tagli sulle prestazioni che la modifica del regime avrebbe comportato”.
Ci chiediamo a questo punto cosa volesse significare quel tipo di atteggiamento dello SNA. Cos’era, una ripicca nei confronti dell’Ania? Un dispetto per non aver messo mani al portafoglio come da (spropositate) pretese dello SNA?
Nel frattempo, ascoltate lo stralcio dell’intervista del Presidente Demozzi di cui sopra, parla di indisponibilità al “compromesso” perché a furia di “compromessi al ribasso” si rischia di lasciare sul tappeto tutto quello che c’è da lasciare (!?).
Ma di quale “compromesso” parli se ti confronti con un soggetto che non ti deve nulla ed al massimo ti sta facendo un favore? Si chiama Fondo Pensione Agenti e ne hai da sempre la presidenza e la responsabilità di gestione.
Ebbene, sappiate che a fronte di quella chiusura/pretesa, sul tappeto il Demozzi ci ha lasciato, o meglio, i pensionati ci hanno lasciato perché lui non era neanche iscritto, non solo metà della loro pensione ma anche quel contributo ANIA.
25 milioni di euro erano pochi? Di sicuro i 300 milioni che SNA pretendeva dall’ANIA per salvare il Fonage non stavano né in cielo né in terra, soprattutto perché nulla era contrattualmente dovuto da parte dell’Associazione delle Imprese, neanche un centesimo di euro.
La gestione del Fonage a matrice SNA e soprattutto gli atteggiamenti assunti dal Sindacato in quella fase, non devono meravigliare se hanno poi indotto l’Ania a mettere da parte pure quell’aspetto squisitamente solidale nei confronti dei poveri Agenti pensionati (ed infatti è accaduto esattamente quello!).
Con quel contributo inziale dell’Ania, il taglio delle prestazioni sarebbe risultato leggermente meno gravoso per i pensionati. Certo, nulla di rilevante ma da un calcolo prudenziale potremmo ipotizzare un minimo di 1.000,00 euro in più all’anno per ogni pensionato. A distanza di un decennio, parliamo di almeno diecimila euro in più nelle tasche di ognuno di loro. Sono pochi? può essere, ma sono certamente più del “niente” che quell’atteggiamento di chiusura ha invece prodotto.
Si è rinunciato a quel contributo per salvaguardare esattamente cosa? la prestazione definita? La reversibilità? L’Invalidità ed il caso morte?
La prestazione definita è in buona parte complice di quel che è accaduto (oltre alle responsabilità di gestione del Fondo) mentre tutti gli altri Istituti potevano essere tranquillamente salvaguardati in quanto non esclusi a priori con il venir meno della prestazione definita. Ed allora di che parliamo? la richiesta da parte dell’ANIA di superamento della prestazione definita, non sembrava affatto “fuori dal mondo” e non fatevi forviare da presunte insinuazioni di voler trasformare il FPA in un “PiP” conveniente per le Compagnie, perché non sarebbe stato comunque possibile date le caratteristiche del FPA.
Ragionando per assurdo, se la gestione pro futuro del Fondo da parte dello SNA aspirava ad essere tanto virtuosa e proficua, il calcolo della prestazione dovuta all’atto del pensionamento poteva essere addirittura superiore a quella ipoteticamente promessa (prestazione definita). D’altronde l’attività di risanamento del Commissario aveva portato sin da subito dei vantaggi, visto che il bilancio tecnico al 31/12/2015, mostrava già un netto miglioramento del saldo che risultava in attivo per 42 mln di euro. La gestione commissariale è poi terminata il 3.11.2016.
Con il giusto atteggiamento, lavorando e confrontandosi sulla prima proposta (magari migliorabile anche in termini di contributo ANIA) si sarebbero creati i presupposti per una migliore ripartenza ed il Fondo non si sarebbe impegnato in prestazioni definite ab origine che di fatto si sono rivelate illusorie già una volta.
Il problema a quanto pare è proprio questo: il confronto, la negoziazione. Sembra proprio che da questi oneri lo SNA si sottragga in maniera sistematica. Le negoziazioni e la contrattazione rappresentano la mission di qualunque Sindacato, tranne che dello SNA.
Nel leggere i nostri articoli qualcuno si innervosisce sempre, chissà perché. Tranquilli, gli articoli sul Fonage sono finiti. Possiamo adesso tornare ad osannare i grandi risultati conseguiti dal Fondo Pensione Agenti, ma almeno adesso avete una prospettiva diversa sugli eventi rispetto a quella che vi hanno sempre propinato.