Il verbale di “Riallineamento contabile” e la revoca per giusta causa di Cattolica.
Vi raccontiamo la cronistoria di una revoca per giusta causa intimata dalla Cattolica Ass.ni Spa ad un suo Agente.
La Compagnia predispone nella tarda mattinata una verifica amministrativa che, non a caso, viene intitolata “Riallineamento contabile”. Il titolo era di per sé tutto un programma: lasciava intendere che in quella sede la mandante aveva intenzione di “riallineare” qualcosa, secondo propri unilaterali convincimenti.
Il controllo si conclude molto rapidamente nel primo pomeriggio della medesima giornata, dal momento che gli incaricati della Compagnia, senza andare troppo per il sottile, verbalizzano tutte le partite contabili che ritengono di dover addebitare all’Agente, senza alcuna opportuna e preventiva valutazione. Da tale verbalizzazione ne scaturisce una richiesta di immediato versamento per € 37.276,80 (comprensivo di € 9.631,38 quale stop di cassa).
Nel verbale rientra praticamente di tutto e di più: dai rilievi a “vecchi storni Bersani”, dai sospesi alle rate di rivalsa in contestazione. Una richiesta economica improvvisa ed importante che ovviamente mette in difficoltà l’Agente. Quest’ultimo rappresenta tutte le sue contestazioni agli ispettori, chiedendo loro di formalizzarle nel corpo del verbale appena predisposto.
Lapidaria la risposta degli ispettori: “Non abbiamo tempo da perdere, il verbale lo facciamo noi, tu puoi solo firmarlo o non firmarlo. Tuttavia ai fini di una composizione bonaria, ti suggeriamo la firma che potrebbe essere valutata positivamente dalla Direzione !!”.
A quanto pare, però, di “tempo da perdere” ne avevano, eccome.
Se è vero infatti che la verifica amministrativa si è conclusa in pochissimo tempo, il confronto su quel verbale e sulla relativa firma è andato avanti fino a tarda serata, ben oltre l’orario di chiusura dell’agenzia. Stranamente gli incaricati della Compagnia sembravano non voler uscire dagli uffici se non dopo aver “conquistato” la firma dell’Agente.
Precluso il diritto al contradditorio, l’Agente allo stremo delle forze (come in verità anche gli ispettori !) firmò quel “verbale di riallineamento” fors’anche nell’ingenua speranza di potersi confrontare con la Compagnia e risolvere la vicenda (come peraltro veniva fatto intendere dagli stessi ispettori !).
Ovviamente egli non ha proceduto in alcun tipo di versamento in quella giornata, vuoi per il serrato “confronto”, vuoi per l’orario in cui si è concluso l’incontro.
Incredibile a dirsi, ma non avevano neanche aperto gli Uffici della Direzione che alle ore 08:10 del giorno successivo, giunge all’intermediario una Pec della Direzione Commerciale avente ad oggetto la diffida al versamento di importi che, tra l’altro, risultavano anche differenti rispetto a quelli richiesti nel “verbale di riallineamento”. Per di più la Pec riportava la data del giorno precedente.
E’ palese l’incalzare degli eventi imposto dalla mandante, visto che la lettera risultava già preconfezionata ancor prima della stessa verifica, andavano solo aggiunti gli importi (peraltro inseriti anche in maniera erronea!).
Nella stessa mattinata l’Agente tenta di parlare con il capo area ma senza successo. Nel frattempo rimette alla Compagnia l’unico saldo da lui considerato come dovuto: la rimessa premi. Nella mattinata giunge pure una telefonata del capoarea che lo tranquillizza (un po’ lo “stai sereno” di Renziana memoria !).
Alle ore 09,00 del giorno successivo a mezzo Pec giunge il “recesso per giusta causa dal contratto di agenzia” e piombano contestualmente in agenzia gli incaricati della Compagnia, pretendendo di dare mediato inizio alle operazioni di riconsegna. Anche in questo caso, la lettera di revoca riportava la data del giorno precedente ed anche in questo caso l’atto di recesso sembrava già bello che pronto e confezionato (!).
Iniziano quindi le “operazioni di riconsegna” che il povero intermediario agevola. Nel frattempo gli viene chiesto di licenziare la dipendente e liquidarla, perché si paventa l’ipotesi di fargli fare il subagente del collega al quale verrà affidato il portafoglio.
Lui esegue puntualmente ed una volta fatto, il collega gli chiede una fideiussione bancaria di 100 mila euro quale condizione per investirlo del “nobile titolo” di suo subagente (!?).
Giunge puntuale anche l’apertura del procedimento disciplinare dinanzi al Collegio di Garanzia dell’Ivass per il quale predisponiamo memoria difensiva a seguito del quale l’Ivass provvede ad archiviare il provvedimento.
Quantomeno per l’Istituto di Vigilanza non vi sono presupposti per provvedimenti disciplinari. Vi abbiamo raccontato quello che può definirsi un vero e proprio “incalzare di eventi”, finalizzati a giustificare un recesso per giusta causa e la sua immediata contestazione. Dottrina e giurisprudenza per “immediatezza della contestazione” non intendono esattamente questo.